Senza polemica con nessuno, ma invocare la “scelta di responsabilità” sull’inchino che ha fatto passare la vendita di San Siro è davvero poco rispettoso. Per l’intelligenza di chi ascolta innanzitutto. E per la Verità in seconda posizione. Perché?
La delibera vende un bene, lo Stadio, le aree attorno e i relativi diritti edificatori. Questo è l’unico punto certo. Poi inizia la palude di punti interrogativi.
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Non sappiamo chi sia il titolare effettivo della società veicolo, lato Inter. Per il Milan sappiamo che è Cardinale. In entrambi i casi, la struttura societaria del fondo è pensata per vendere le società, è quello che fanno. Quindi in ottica di lungo periodo possiamo dire senza tema di smentita che tra dieci anni nessuno sa chi sarà il titolare effettivo, ovvero chi beneficia davvero dell’operazione.
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Non sappiamo come sarà il nuovo stadio. Potrebbe essere una ciofeca infinita. Non avremo voce in capitolo. Perderemo il Meazza e ne avremo uno nuovo. Uno di cui non esiste nemmeno il rendering. Uno che potrebbe non essere a norma per le grandi partite internazionali, ricordiamoci sempre che la prima partita sarà nel 2031.
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A proposito, la prima partita nel 2031, il primo palazzone dopodomani.
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Sempre a proposito, clausola di earn out (se vendi le aree attorno e fai profitto, me ne cedi una parte) e prelazione a 5 anni. Stadio a 6. Lo capite anche voi che c’è una distonia importante, contando i ritardi che consente alla controparte di incassare prima di restituire il bene alla città? Altro punto: entrambe le clausole sono legate ai terreni, non alla proprietà delle quote delle società. In sostanza, posso facilmente aggirarle vendendo il contenitore, senza toccare il contenuto.
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Ultimo punto: al primo avviso di garanzia le squadre possono ritirarsi. Un avviso di garanzia può arrivare in qualsiasi momento. Senza vaglio alcuno. Significa dare la possibilità di vedere come vanno le vendite immobiliari e poi procedere, con una comoda scusa per uscirne.
Finora non ho toccato alcun punto del “partito del No”: non ho parlato del verde pubblico, del cemento, delle piscine. Ho solo elencato dei motivi giuridici che dovevano portare a bloccare la vendita. Perché quello che si rischia è che il Comune abbia venduto dei diritti edificatori a qualche k al metro quadro in cambio di assolutamente nulla, visto che i 197 milioni (variamente scontati, sia in tema di bonifiche che di mancate entrate di canone dal rogito) erano al cifra MINIMA prevista dall’Agenzia delle Entrate. A cui il Comune non ha fatto seguire alcuna trattativa al rialzo.
Insomma, qualcuno ci sta dicendo che lasciar passare questa roba sia nell’interesse dei cittadini. Mi sfugge il come, il perché e anche e soprattutto la ratio politica. Soprattutto sapendo che la procura, nove su dieci, interverrà praticamente subito e farà saltare tutto. La domanda è quanti danni verranno fatti nell’interim. Saranno pure danni responsabili, ma restano danni fatti al territorio.
