La colossale figuraccia di Granelli in diretta tv

Partiamo dalla fine di questa triste vicenda che ha visto l’Assessore Granelli nei panni novelli di disturbatore TV mentre tentava di interrompere una diretta del TG Lombardia, perché il collega si ostinava a non voler tacere mentre Sala parlava a Bruzzano. Partiamo, dunque, dalle scuse dell’Assessore Umarell:

“Questa mattina ho chiamato il giornalista della Rai per scusarmi di quanto è successo ieri sera. Chi mi conosce sa bene che non era certo mia intenzione mettere a tacere qualcuno. Purtroppo l’emotività della serata mi ha fatto un brutto scherzo. Bruzzano è il mio quartiere. Un quartiere che vivo quotidianamente. Ieri sera eravamo in tanti in strada per una camminata commemorativa di Luciana. Ennesima vittima di un femminicidio. Una tragedia che ha scosso tutti.

Ciò però non vuole giustificare nulla ed è per questo ho porto e porgo le mie scuse al giornalista, a tutta la TGR e alla Rai.”.

Ecco, in queste righe c’è davvero tutto: le scuse che non spiegano i 30 secondi di follia, Bruzzano (il quartiere che amo, peccato che questo slogan sia già stato preso. E per fortuna usato molto meglio da qualcuno che la politica la sa fare davvero), l’emotività (che non ha visto nessuno), il femminicidio e pure la folla di gente in cammino. Manca solo un piccolo dettaglio: un senso. Un significato. Il perché l’assessore anziano della giunta si sia riscoperto ultras in lotta col giornalista.

Capiamoci, quello che è successo è abbastanza chiaro: Granelli non aveva compreso, e può capitare, che fosse una diretta. Pensava che, essendo registrato, il suo intervento sarebbe stato tagliato. Realizzando troppo tardi che un momento epico era nato. Ma se questi sono i fatti, ci sfugge ancora il perché. Perché un politico che meglio di tanti altri incarna questa giunta, uno che è rimasto assessore con due processi per omicidio colposo, uno che pure senza deleghe vere è ancora in giunta, è cascato in un errore del genere?

Non è una domanda con risposte facili. Io credo che, proprio perché è tutto quello e molto di più, ha capito il vento che tira: ci si tiene la poltrona di rimpasto in rimpasto solo applaudendo il Re Solo (non è un errore di battitura) Sala, primo del suo nome, più forte di tutti. E, all’occorrenza, facendo tacere quelli che gli parlano sopra. Anche se sono giornalisti. Anche se stanno facendo unicamente il proprio lavoro.

Vi assicuro, è tutto molto triste. Questa Giunta tramutata in corte, questa città trasformata in feudo. Questi giornalisti trasformati in vittime di disturbatori. Non c’è più nemmeno l’epica dello scontro con un nemico formidabile. Non è più Amleto, è Re Lear. E in questa corte di cartapesta, in cui ci aspetta che ognuno abbia un ruolo e lo reciti come se fosse Versailles, mentre si trova in una catapecchia, Granelli pensava che avrebbe fatto Mazzarino. Non Richelieu magari, ma Mazzarino almeno.

Deve, però, avere ben scoperto che quel ruolo era preso. E l’ultimo costume disponibile aveva un cappello coi sonagli e un bastone con una vescica di maiale gonfia in fondo. E così, triste come solo un uomo che voleva essere Richelieu e si trova a fare capriole per un vecchio monarca può essere, Granelli ha incontrato un giovane impertinente che si ostinava a parlare mentre il vecchio monarca era sul palco.

Capite bene anche voi che non poteva finire diversamente. Ma soprattutto capirete anche voi perché Granelli va perdonato in fretta e senza domande. Non esiste sanzione peggiore di quella che subirà anche stasera nel togliersi il cerone davanti allo specchio. Rivelando il volto stanco di colui che voleva essere Mazzarino. E invece si trova a dover fare Paolini.

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