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Giardino Bing: a questo punto è meglio privatizzarlo per davvero

Un’area verde pubblica, alle adiacenze di via Rho e del Naviglio Martesana, è stata concessa in gestione tramite il cosiddetto “Patto di collaborazione” tra Comune di Milano e un gruppo di associazioni e soggetti privati (Legambiente Reteambiente, ABCittà, Associazione FAS, il gruppo informale “Greco positiva” e la società Borgo Cascina Conti srl). Sulla carta, un esperimento di partecipazione civica e cura condivisa dei beni comuni; nella pratica, un modello che solleva più di una perplessità.

Uno spazio verde accessibile “a intermittenza”

Nonostante la retorica della gestione comunitaria, il giardino è aperto solo tre giorni alla settimana e con orari che cambiano in base alla stagione. Non tre giorni interi, eh. No no. Tre mezze giornate. In sostanza, un’area che dovrebbe essere pubblica diventa fruibile soltanto quando lo decidono i firmatari del patto. Questo significa che cittadini e famiglie del quartiere non possono contare su un vero spazio verde libero, ma devono adattarsi ai calendari decisi da un gruppo ristretto di realtà.

Una privatizzazione di fatto

Il paradosso è evidente: il Comune concede patrocinio, suolo pubblico, utenze e persino lavori di manutenzione straordinaria, mentre i soggetti convenzionati mantengono un controllo di fatto sull’accesso e sull’uso. Ne deriva che lo spazio resta pubblico solo sulla carta, ma viene gestito come se fosse privato.

Dubbi di trasparenza e legittimità

C’è poi un ulteriore nodo: il documento di rinnovo del 2023, reso pubblico, non risulta firmato dal Comune nella versione disponibile. Un dettaglio non da poco, che lascia aperta la domanda: l’accordo è effettivamente valido e trasparente?

Sicurezza e assicurazioni: chi controlla davvero?

Il testo del patto prevede che le associazioni si assumano la responsabilità per le attività dei volontari, anche dal punto di vista della sicurezza e delle coperture assicurative. Ma il Comune ha verificato davvero che esistano polizze adeguate e misure di tutela concrete? Oppure ci si limita a confidare sulla buona volontà dei soggetti firmatari?

Una gestione del verde da ripensare

Il principio della partecipazione civica è importante e va promosso. Tuttavia, non può tradursi in una delega opaca e parziale della gestione del verde pubblico, dove i cittadini non organizzati restano esclusi e l’accessibilità diventa un privilegio a orario ridotto. Le aree verdi sono beni comuni per definizione: dovrebbero essere libere e disponibili a tutti, tutti i giorni.

È legittimo chiedersi se questo modello di “patti di collaborazione” non finisca per essere, in realtà, un modo per scaricare sul volontariato funzioni pubbliche, senza garantire né la piena fruizione da parte della collettività, né la necessaria trasparenza amministrativa.

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