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Duemila volte Milano, tra giornalismo e militanza

Duemila articoli. Quando ci penso, mi sembra quasi incredibile: ho messo Milano sotto la lente così tante volte da averne colto sfumature che solo chi ci convive da dentro può comprendere davvero. È stato un viaggio lungo, fatto di parole e riflessioni, spesso spinto dalla curiosità, altre volte dall’urgenza — la necessità di denunciare, di interrogare, di evocare sensibilità.

Da principio ho scritto delle periferie dimenticate, delle contraddizioni urbanistiche che attraversano la città e di come Milano spesso si racconti al futuro dimenticando il presente. E poi ho seguito da vicino i problemi della casa, dei servizi, delle fragilità sociali che emergono ogni giorno dietro la facciata scintillante del centro.

Infine ho provato a raccontare una città che corre veloce, ma che inciampa quando si tratta di inclusione, di cura degli spazi comuni, di attenzione ai più deboli. Ho descritto entusiasmi e fallimenti, l’energia contagiosa di alcuni momenti e le amarezze di altre stagioni. Milano è fatta di queste contraddizioni: può attrarre il mondo e allo stesso tempo dimenticare i suoi quartieri, può parlare di innovazione e lasciare indietro i servizi essenziali.

Ogni articolo mi ha insegnato qualcosa in più: a non accontentarmi delle versioni ufficiali, a guardare dietro le cifre, a dare voce a chi spesso non ne ha. Duemila articoli sono un diario collettivo che intreccia la mia voce con quella di tanti cittadini che ho incontrato e ascoltato. E con le critiche, puntuali e spero mai strumentali, alle due giunte che la cronaca giudiziaria ci sta indicando come le più contraddittorie di Milano.

 

Non considero questo traguardo un punto d’arrivo, ma una tappa. Milano cambia continuamente e io continuerò a scriverne, con la stessa curiosità e lo stesso rispetto verso i lettori che mi hanno seguito in questo percorso.

Grazie — a chi legge, a chi critica, a chi riflette insieme a me — e grazie a Milano, che non smette di sorprendere, far discutere e far sognare. Duemila volte ancora.

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